Hazrat Inayat: The Art of Personality pt II (Italian version)

Hazrat Inayat: l’ Arte della Personalità, parte II

Continuiamo con l’insegnamento sull’arte della personalità di Hazrat Inayat Khan, che include una versione della famosa storia dello schiavo Ayaz. Vale la pena notare che questa storia è stata raccontata in varie forme; Mevlana Rumi la racconta in molti modi, e così fa Hazrat Inayat. Possiamo capire da questo che una storia di insegnamento non è una storia immutabile; nelle mani di un’anima illuminata è come un tema musicale, adattabile all’ispirazione del momento.

Il Cuore Rubato

La gratitudine nel carattere è come fragranza nel fiore. Una persona (per quanto istruita e qualificata nel corso della vita), nella quale la gratitudine è assente, è sprovvista di quella bellezza di carattere che rende fragrante la personalità. Se noi rispondiamo ad un’azione di gentilezza con apprezzamento, sviluppiamo nella nostra natura lo spirito di gratitudine; e imparando questo noi arriviamo a quello stato dove iniziamo a renderci conto della bontà di Dio verso di noi, e per questo non possiamo mai essere grati abbastanza alla Sua divina compassione.

Il grande poeta Sufi Sa’di insegna  la gratitudine  come mezzo per attrarre quel favore, perdono, e grazia di Dio su di noi ,nella quale è la salvezza della nostra anima. C’è molto nella vita per cui dobbiamo essere grati, nonostante tutte le difficoltà e i problemi della vita. Sa’di  dice, “il sole e la luna e la pioggia e le nuvole, tutti sono indaffarati a preparare il tuo cibo, e non è giusto davvero se tu non lo apprezzi nel ringraziamento”.

La bontà di Dio è qualcosa che uno non può imparare a conoscere subito; occorre tempo per comprenderlo. Ma le piccole azioni di gentilezza che noi riceviamo da coloro che ci stanno attorno le possiamo capire, e possiamo essere grati se lo vogliamo essere. In questo modo l’uomo sviluppa la gratitudine nella sua natura, e la esprime nel suo pensiero, parola e azione come una squisita forma di bellezza.

Finché uno pesa e misura e dice,”Cosa ho fatto per te “ e “Quanto buono sei stato con me”, uno rovina il proprio tempo disputando su qualcosa che è inesprimibile a parole; inoltre con questo uno chiude quella fontana di bellezza che cresce dalle profondità del proprio cuore. La prima lezione che possiamo imparare nel sentiero della gratitudine è di dimenticare assolutamente quello che facciamo per un altro, e di ricordare solo ciò che l’altra persona ha fatto per noi. Attraverso l’intero viaggio nel sentiero spirituale la cosa principale che deve essere compiuta è il dimenticare il nostro falso ego, cosicché in questo modo possiamo arrivare un giorno alla realizzazione di quell’Essere che noi chiamiamo Dio.

C’è la storia di uno schiavo chiamato Ayaz, che fu portato di fronte al re con altri nove, ed il re doveva selezionare uno che sarebbe diventato il suo servitore personale. Il saggio re diede nelle mani di ognuno dei dieci un bicchiere ed ordinò loro  di gettarlo a terra. Ognuno obbedì il comando. Dopo il re chiese ad ognuno di loro” Perché hai fatto una tale cosa?” I primi nove risposero”Perché sua Maestà mi diede l’ordine”; la semplice verità secca e tagliente. E venne il decimo schiavo, Ayaz. Egli disse “Perdoni, sire, mi dispiace” perché egli capì che il re sapesse già che fosse il suo comando; rispondendo “Perché voi me lo diceste”, niente di nuovo fu detto al re. Questa bellezza di espressione incantò il re così tanto che lo scelse per essere il suo servitore.

Non passò molto tempo prima che Ayaz ottenne la fiducia e la confidenza del re, che gli diede in carico il suo tesoro, il tesoro nel quale erano tenuti preziosi gioielli. Questo rese molti gelosi, questo  improvviso innalzamento da schiavo a tesoriere del re, una posizione che molti invidiavano. Appena le persone sanno che Ayaz era diventato un favorito del re iniziarono a raccontare storie su di lui per portarlo  negli sfavori del re. Una delle storie era che Ayaz andava ogni giorno nella sala dove i gioielli erano chiusi a chiave nella cassaforte, e che lui li stesse rubando ogni giorno, un poco alla volta. Il re rispose, “No, non posso credere una tale cosa; dovete mostrarmi”.

Così portarono lì il re quando Ayaz entrò nella sala, e lo fecero stare in un posto dove c’era un buco,, per guardare nella stanza. E il re vide cosa stava succedendo. Ayaz entrò nella sala ed aprì la porta, ed aprì la porta della cassaforte. E cosa prese da lì? I suoi vecchi vestiti consumati, che aveva indossato da schiavo. Li baciò e li premette sul suo viso, e li appoggiò sul tavolo. Lì stava bruciando dell’incenso, e ciò che stava facendo era qualcosa di sacro per lui. Egli dopo mise questi vestiti e si guardò nello specchio, e disse, come se uno stesse dicendo una preghiera,”Ascolta, o Ayaz, guarda cos’eri prima. E’ il re che ti ha fatto, che ti ha dato in carico il suo tesoro. Quindi considera questo dovere come il tuo più sacro impegno, e questo onore come tuo privilegio e come un omaggio dell’amore e gentilezza del re. Sappi che non è il tuo merito che ti ha portato a questa posizione. Sappi che è la sua grandezza, la sua bontà, la sua generosità che hanno guardato oltre le tue colpe, e che hanno concesso  questo livello e posizione a te , per mezzo delle quali tu sei ora onorato. Non dimenticare mai, quindi, il tuo primo giorno, il giorno quando arrivasti in questa città;perché è il ricordo di quel giorno che ti terrà al tuo proprio posto”.

Egli quindi si tolse i vestiti e li mise nello stesso posto al sicuro, ed uscì. Appena mise il piede fuori, cosa vide? Vide che il re, davanti al quale si  inchinò, lo stava aspettando orgogliosamente per abbracciarlo; ed il re gli disse,”Che lezione mi hai dato Ayaz!E’ questa lezione che tutti noi dobbiamo imparare, qualsiasi sia la nostra posizione. Perché davanti a quel Re, in presenza del quale non siamo tutti che schiavi, niente dovrebbe farci dimenticare quell’impotenza attraverso la quale fummo allevati e cresciuti, e portati alla vita, per capire e vivere una vita di gioa. La gente mi diceva che tu avevi rubato i gioielli dalla nostra casa del tesoro, ma venendo qua ho scoperto che hai rubato il mio cuore”.

Traduzione Jennifer Medlock e Alfio Merlo

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